Sicurezza macchine: non uno slogan, ma un patto di corresponsabilità

La filosofia inSafe raccontata in 3 minuti

Sicurezza macchine: la filosofia di inSafe

Sicurezza macchine: cosa vuol dire occuparsi di sicurezza in un’azienda oggi?

Parlare di sé non è mai facile. Ci abbiamo provato in una video-intervista raccolta in occasione di Ipack-Ima 2022, la fiera di riferimento per il settore packaging dove eravamo presenti con uno stand per incontrare fabbricanti e utilizzatori discutendo con loro di sicurezza macchine.

Giorgio Livio, Giuliano Pontiggia e Davide Valtorta, i soci fondatori di inSafe, hanno raccontato la loro filosofia, la loro mission e la loro vision aziendale, con una grande attenzione ai temi di attualità.

Fare sicurezza oggi non può essere uguale al concetto di sicurezza anche solo di 10 anni fa: gli imprenditori in primis hanno cambiato la propria sensibilità in materia, così come è mutato l’ambiente esterno. Oggi fare sicurezza macchine continua a voler dire garantire un ambiente di lavoro sicuro e tutelante, ma si traduce anche in una grande attenzione ai costi, agli investimenti, all’eliminazione degli sprechi, lavorando con le aziende per incrementare la loro sostenibilità e mantenendo il loro posizionamento sul mercato.

Parliamo, allora, di sicurezza. Due anni di covid, l’aumento dell’energia e, adesso, la guerra. Che spazio c’è nella testa degli imprenditori per parlare di sicurezza, al di là di frasi fatte e luoghi comuni che lasciano il tempo che trovano?

(Giuliano Pontiggia) Le rispondo osservando. Le aziende migliori, quelle che guardano al futuro con ottimismo realistico, sono realtà dove la sicurezza è un asset prioritario ed imprescindibile.

Cosa si intende per “fare sicurezza”?

Mi viene da rispondere più incisivamente dicendo cosa NON è sicurezza.

  • Sicurezza NON è un costo.
  • Sicurezza NON è un “obbligo ” che qualcun altro ti cala dall’altro.
  • Sicurezza NON è burocrazia.
  • Sicurezza NON è perdita di produttività.
  • Sicurezza NON è uno slogan da usare quando fa comodo.

È importante sottolineare questi cinque punti essenziali, che di fatto rappresentano la foglia di fico di chi non vuole affrontare questa problematica oserei dire sacra dal punto di vista etico e morale.

Personalmente ho una realtà, il Gruppo Pontiggia, che compartecipa ad Ipack-Ima con inSafe, che fa “produzione”.

È una realtà in espansione che dà lavoro a più di 200 famiglie. Siamo partiti quarant’anni fa praticamente da zero, abbiamo attraversato tutti i livelli, dall’azienda microfamiliare fino ad arrivare ad essere oggi media-industria.

Oggi l’aspetto “sicurezza nell’ambiente di lavoro e dell’ambiente di lavoro” è oramai un elemento organico naturale ed imprescindibile. Azienda, lavoro, sicurezza sono come dire… esattamente la stessa cosa.

Rido quando mi parlano di sicurezza come un problema. Per noi è stata un’opportunità ed uno stimolo per crescere, per crescere più forti, migliori.

Sento parlare di turnover che sta crescendo in modo esponenziale, di mancanza di personale, di peggioramento del clima lavorativo. Lei vivrebbe e produrrebbe meglio lavorando in una discarica, in un campo in cui sa che sono disseminate mine antiuomo o in un prato fiorito?

Fare o non fare sicurezza è questo. Nè più, nè meno…

Entriamo nello specifico allora, e le rifaccio la domanda, cosa significa quindi fare sicurezza?

Noi di inSafe abbiamo le idee molto chiare in merito e su questa chiarezza si è fondato il nostro crescente successo.

Fare sicurezza è un insieme di attività multidisciplinari strettamente interconnesse tra loro ed ognuna di queste attività richiede il massimo livello di professionalità.

La morte di un essere umano, sul posto di lavoro in questo contesto, non è e non potrà mai essere una percentuale statistica della performance professionale.

Fare sicurezza non ha una partenza ed un arrivo.

Graficamente potremmo equipararlo ad un cerchio, ad una figura circolare. Da qualsiasi punto parti poi torni al punto da cui sei partito per affrontare nuove situazioni con una maggiore consapevolezza professionale, all’infinito.

Ipack-Ima è il regno delle macchine nel settore dell’industria alimentare, mi faccia un’esemplificazione del suo cerchio che non finisce mai.

Perfetto.

Prendiamo una sorta di origine: un cliente vuole acquistare una macchina.

Io, cliente, voglio acquistare una macchina (o un impianto). Voglio una macchina sicura. Sicura sempre, dal primo giorno a quello della dismissione. E che non abbia fermi non voluti.

Io, venditore, devo proporre una macchina che ottemperi questa caratteristica, tenendo sempre ben presente l’aspetto costi.

Perché una macchina produca sempre e sia sempre sicura occorre “pensare” cosa vogliono dire questi due concetti.

Pensare al prima, (realizzazione della macchina) e al dopo (mantenimento degli standard). Capire quali sono i fattori critici, come fare a gestirli, anche a livello di contrattualistica ad esempio.

Sicurezza è corresponsabilità.

(Giorgio Livio) Quindi parliamo di progettazione di una macchina, che deve avere un costo accettabile, e in questo ambito interviene ad esempio il calcolo strutturale; una macchina che deve essere sicura, “a norma” direbbero i legislatori, io preferisco dire “sicura andando anche oltre quello che dice la norma di questa o quella nazione”.

Una macchina sicura deve avere anche uno strumento consultabile da chi la userà affinché lo faccia nel modo più consono. Parliamo quindi di un “manuale di uso e manutenzione”; deve avere una analisi del rischio che porti ad identificare le aree di rischio residuo per fare formazione specifica, deve essere corredata di uno strumento quale il catalogo ricambi che nel tempo permetta di sostituire, magari con indicazioni temporali precise, i pezzi deteriorabili o che si rompono senza che si corrano i rischi del fai-da-te.

A questo punto la macchina arriva al destinatario, subentra il responsabile della sicurezza, che deve avere tutta la documentazione necessaria affinché la macchina lavori sempre al meglio.

Il responsabile della sicurezza fa tesoro di quanto avviene nel tempo e può dare le indicazioni più opportune perché si comprino delle nuove macchine sulla base dell’esperienza che si è fatta.

Si procede ad un nuovo acquisto e si torna al punto uno. Se l’azienda venditrice, che nel frattempo avrà migliorato la qualità anche in ambito sicurezza, sarà ritenuta all’altezza venderà una nuova macchina e il cerchio riparte, con un livello di consapevolezza maggiore.

Tutto ciò che ho descritto è inSafe, è il modo di intendere la sicurezza del futuro.

Si spieghi meglio.

(Davide Valtorta) inSafe è un portale specifico per la sicurezza, che raccoglie tutto ciò che di una macchina si può e si deve sapere affinché sia sicura, sia sempre sicura e funzioni sempre.

Dall’analisi del rischio, al fascicolo tecnico, al manuale di uso e manutenzione espandibile all’infinito con tutto ciò che si ritenga inerente. A partire dal catalogo ricambi passando a filmati che ad esempio spieghino cambi formati in sicurezza, piuttosto che modalità di manutenzione, arrivando a documenti di garanzia specifica che possono cambiare da Stato in Stato, o alle traduzioni nelle varie lingue necessarie.

E tutti questi aspetti, questi ambiti, vengono approfonditi, sviscerati non come attività fini a se stesse, ma in modo omogeneo, interdipendente.

Il segreto di inSafe è questo: tutti gli aspetti della sicurezza convergono in modo armonico, coerente, strutturato e strutturante in un unico “luogo”.

Esiste un aspetto della sicurezza più centrale di altri?

(Giuliano Pontiggia) Le rispondo “No” in modo trasversale: per fare veramente sicurezza occorre essere degli specialisti in continuo aggiornamento, conoscere le norme, saperle applicare, perché solo sapendole applicare fino in fondo si ottiene IL RISULTATO.

Spesso la consulenza del settore si ferma al “io ti spiego le norme, poi tu, costruttore, sei più bravo di me a sapere come fare a mettere in pratica quello che ti spiego”.

Questo è lo spartiacque, scusi l’immodestia, tra noi e tanti altri.

Noi partiamo storicamente dal “fare sicurezza”, questo da più di trent’anni, a fianco dei costruttori. E in 20 anni a fianco dei nostri clienti costruttori non ci siamo praticamente mai interfacciati con la consulenza. Ad un certo punto abbiamo deciso di fare il salto in questo ambito.

E il dna è rimasto: noi non potremmo mai, oserei dire “geneticamente”, consigliare a qualcuno di percorrere una strada non percorribile, di fare qualcosa che è irrealizzabile.

È contro la nostra natura. Questo ci ha portato ad approfondire ed affinare il tema, l’ambito della gestione del rischio residuo attraverso la formazione.

Dalla conoscenza alla formazione.

Per finire: qua e là si è accennato al momento politico drammatico che stiamo vivendo.

Che impatto avrà sulla vostra tematica, nello specifico, e più in generale nelle dinamiche di vendita delle macchine e degli impianti, anche e soprattutto in prospettiva export?

Peccato si sia arrivati alla conclusione, io parlerei per ore di sicurezza.

Mi piace l’immagine, parlando di questo lavoro, di un missionario sorridente in Africa, piuttosto che alla faccia severa del legislatore o a quella responsabilmente preoccupata di un RSPP.

Tornando alla sua domanda, ritengo che usare la sicurezza come “documentazione-strumento passa-non passa” per poter esportare o meno in un determinato Paese, possa avere una deriva strategica.

L’approccio alla sicurezza della nostra Comunità Economica Europea è la più completa ed esaustiva al mondo. E nell’applicazione noi Italiani siamo all’avanguardia (bando ai disfattismi).

Continuiamo su questa strada, implementando ove ci venga imposto, quanto richiesto dai Paesi extra CEE. Noi di inSafe siamo a disposizione (anche) per queste eventualità.

E tu, cosa ne pensi?

Cosa vuol dire per te e la tua azienda fare sicurezza?
Esiste un aspetto più centrale di un altro?

Se ti fa piacere, condivi la tua visione con i soci inSafe. Il confronto è sempre il miglior spunto di miglioramento.

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